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Domenica 15 Dicembre alle ore 18.30 si inaugura presso la Galleria Stefano Forni di Bologna SO THIS IS life, una mostra personale dell’artista Beatrice Gallori.
L’artista toscana espone per la prima volta in una galleria bolognese presentando una serie di opere, alcune facenti parte della sua produzione più importante, esposte anche in spazi museali, e altre inedite realizzate site-specific per la mostra SO THIS IS life.
Attraverso l’utilizzo di polimeri e di altri materiali, sintetici e non, insistendo sulla sfera come forma, le sue opere esprimono il concetto della trasformazione, della metamorfosi e, al contempo sono capaci di condensare nella materia l’essenza della natura organica delle cose.
Negli spazi di Piazza Cavour saranno presenti sia opere su tela che su legno, installazioni a parete e sculture. L’artista che ci ha abituato alle sue superfici lisce, lucidissime e monocrome presenta per questa mostra anche opere con superfici combuste e contaminazioni cellulari.
“Mi chiedo sempre il perché del mio percorso artistico, - scrive Beatrice Gallori - ancora oggi dopo circa dieci anni dal mio inizio mi sorprendo nell’osservazione di ciò che ci circonda a livello microscopico.
Mi aiuta a dare valore alle piccole cose, minuscole ma anche immense, cose che talvolta i nostri occhi danno già per scontate. La mostra SO THIS IS life nasce dall’idea di mettere in fila tutto ciò che finora ho osservato. È come se adesso sapessi consapevolmente che la vita è così, un continuo susseguirsi di eventi imprevedibili. Attraverso le opere in mostra cerco di rendere tangibili emozioni, legami, dolori, energie e tutto ciò che può accadere ad ognuno di noi. L’arte contemporanea o meglio la “mia” arte vive della vita e ad essa la restituisce.”
“Come molti suoi contemporanei, Beatrice Gallori si inserisce a pieno titolo nel dibattito attorno alle possibilità della pittura. Il suo metodo di lavoro sta nell’impostare una progettazione teorica multidisciplinare situata all’intersezione di studi scientifici e riflessioni di stampo umanista. […] Attivando un’unione di formati e contaminazioni di generi, i cicli pittorico-plastici di Beatrice Gallori rivelano l’innovazione del lessico figurativo su tela. La pelle, spazio di esplorazione per i Fashion Designer e tra i soggetti più amati dagli artisti di ultima generazione, è la stessa vivisezionata al microscopio da Gallori, riportata a forme organiche, per meglio dire post organiche, che cercano di uscire dal limite circostanziale dello schermo pittorico e si fanno sculture tridimensionali. […] Il punto di partenza restano le ricerche spaziali avviate negli anni Cinquanta dai Tagli di Lucio Fontana fino al riferimento del Vantablack di Anish Kapoor, quel composto pittorico fatto di nanotubi di carbonio usato per rivestire le sue celebri sculture specchianti di un colore nero assoluto. Dal maestro dei concetti spaziali, Gallori impara la lezione dell’”andare oltre”, considerando la tela come uno schermo da infrangere, estroflettendo la sua bidimensionalità e approdando definitivamente alla pratica installativa; dell’esperienza di Kapoor le deriva invece quella seduzione per la superficie plastica e riflettente, il gusto per il rapporto tra pieno e vuoto, tra convesso e concavo, la scelta delle cromie come materia interagente con il soggetto che osserva l’opera.” (Luca Beatrice)